La colomba migratrice

L’estinzione della colomba migratice (Ectopistes migratorius) rappresenta uno dei casi più eclatanti di sterminio di una specie animale da parte dell’uomo. Fino alla metà del 1800 era considerata la specie di uccelli più numerosa presente sulla terra. Nel Nord America gli stormi di questi animali venivano stimati dagli ornitologi in alcuni miliardi di esemplari; uno stormo che passò sopra Cincinati nel 1870 era circa 1,6 Km e lungo 510 km .

Quando il cibo era abbondante essi si riunivano, quando invece scarseggiava si disperdevano in piccoli stormi ed erano in grado di mantenere, negli spostamenti, una velocità costante di oltre 96 Km all’ora e di percorrere fino a 1.600 Km al giorno; all’atterraggio gli stormi creavano un forte vento ed un rumore simile a un tuono.

 

Proprio l’enorme numero ne determinò un rapido declino, l’uomo infatti decise di sfruttare questa grande risorsa e, nel giro di soli 50 anni, questi animali furono letteralmente spazzati dalla faccia della terra. Gli implumi venivano apprezzati per le carni tenere, gli adulti, che erano quelli più a buon mercato, venivano utilizzati per l’allevamento dei maiali, il piumino veniva invece utilizzato per fabbricare cuscini e trapunte e un enorme numero di animali vivi venivano utilizzati nel tiro al piccione. Ogni anno fino ad 1 milione di uccelli venivano utilizzati per questo sport: per una gara di una settimana venivano “consumati” circa 50.000 uccelli, che morivano se non per i colpi di fucile, in seguito alla caduta.

Dal 1860 la caccia alla colomba migratrice divenne un lavoro a tempo pieno per migliaia di persone; l’avvento del telegrafo e delle ferrovie permetteva ai cacciatori di raggiungere e massacrare questi animali ovunque, nel 1896 l’ultimo grande stormo (circa 250.000 esemplari) fu massacrato nell’Ohio

Il 24 marzo del 1900 l’ultima colomba migratrice selvatica venne uccisa da un ragazzo nella contea di Pike, Ohio ed il primo settembre del 1914, allo Zoo di Cincinnati moriva all’età di 29 anni “Martha” l’ultimo esemplare di Ectopistes migratorius.

Delle specie estintesi più recentemente il 75% viveva in isole o  gruppi di isole. La limitata diffusione permette ai fattori che causano l’estinzione di agire sulla popolazione nella sua totalità; le popolazioni insulari hanno minor possibilità di beneficiare dell’immigrazione o della ricolonizzazione da parte di popolazioni vicine o addirittura spesso sviluppano adattamenti, quali inettitudine al volo e tassi di riproduzione ridotti, che le rendono maggiormente vulnerabili alla predazione o alla competizione con l’uomo o con specie introdotte.

Vedi anche l’articolo: Il ruolo dell’uomo nell’estinzione del piccione migratore.

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