I Proboscidati della bergamasca

In una grande vetrina posta al centro della sala dedicata al Cenozoico si possono osservare dei resti fossili di proboscidati provenienti da due diverse località della nostra provincia, Petosino e Leffe. La vetrina è stata divisa in due parti: nella prima porzione si osservano le zanne appartenenti ad un esemplare adulto di Mammuthus primigenius, caratteristico pachiderma lanoso del Quaternario che popolava la regione durante le fasi glaciali. Nella seconda parte della vetrina invece si osservano resti di Mammuthus meridionalis, un’antica specie di elefante oggi estinta che popolava la regione durante le fasi interglaciali. Il ritrovamento di fossili riferiti a due specie di Proboscidati tanto differenti tra loro e caratteristici di ambienti così diversi ha permesso di ricostruire le diverse fasi climatiche che hanno caratterizzato la storia geologica del nostro territorio. All’ingresso del museo sono esposte in dimensioni naturali le ricostruzioni di un esemplare adulto e di un cucciolo di Mammut. Visita virtualmente l’ingresso del museo con le due ricostruzioni  .

Il Mammut di Petosino

La piana di Petosino, a pochi chilometri da Bergamo, oltre 30.000 anni fa era popolata da una comunità di Mammuthus primigenius, pachidermi coperti da un folto mantello lanoso in grado di proteggerli dal rigido clima che caratterizzava l’era glaciale.. Tra il 1905 ed il 1914, durante gli scavi effettuati in una cava di argilla posta nella piana, vennero alla luce dei resti di questo grande mammifero vissuto nel Pleistocene superiore, oggi conservati nelle collezioni del Museo. Si tratta di due zanne, un molare, parte di una mandibola, una scapola, due vertebre e alcune ossa appartenenti agli arti anteriori e posteriori di diversi esemplari adulti. La fragilità di questi reperti ne consente purtroppo solo in parte l’esposizione. In occasione dei 100 anni di fondazione Museo, è stato effettuato un importante restauro che ha permesso di esporre due zanne, lunghe circa 3 metri,  appartenenti ad un esemplare adulto di mammut, rinvenute nel 1905 a Petosino a circa 11 metri di profondità.

Le zanne di Petosino

L'elefante di Leffe

Nei dintorni di Leffe in Val Seriama sono state ritrovate delle importanti testimonianze fossili nei sedimenti di un antico bacino lacustre pleistocenico: i resti fossili esposti nella seconda parte della grande vetrina si riferiscono a Mammuthus meridionalis, un’antica specie di elefante oggi estinto che aveva dimensioni doppie rispetto agli attuali elefanti africani e che popolava la regione durante i periodi caldi. I sedimenti entro cui sono stati scoperti i fossili si sono depositati sul fondo di un antico lago che si formò a causa di una diga naturale prodotta in Val Gandino dai sedimenti del fiume Serio.

La formazione del lago portò all’accumulo di materia vegetale che si trasformò in lignite: fu proprio grazie alle miniere di lignite che è stato possibile scoprire i resti fossili di questo antico proboscidato ma anche di altri grandi vertebrati estinti come Leptobos etruscus e Rhinoceros leptorhinus. Alcuni dei reperti esposti sono calchi degli originali del Museo di Milano che andarono distrutti durante i bombardamenti dell’ultima guerra; oggi questi calchi sono importantissimi in quanto restano l’unica testimonianza di reperti che non esistono più.

Album di famiglia dei Proboscidati

Presso la postazione tattile dedicata a questi grandi animali è possibile seguirne l’evoluzione grazie ai calchi dei loro denti. Si procede dal più antico Tetralophodon, vissuto nel Pliocene inferiore, fino all’attuale Elephas maximus, passando anche per Mammuthus primigenius del Pleistocene superiore, lo stesso pachiderma i cui resti sono stati scoperti presso Petosino e la cui ricostruzione domina l’ingresso del Museo. Osservando e toccando i calchi dei grossi molari esposti si nota come in milioni di anni la superficie masticatoria di questi grandi mammiferi si sia allargata sviluppando più strutture lamellari per agevolare la triturazione dei vegetali. Quest’area tattile è attrezzata anche con didascalie in linguaggio Braille ed è allestita nell’ambito della sezione sensoriale “Il Museo da toccare“.

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