Altre collezioni

Le collezioni di Paleontologia bergamasca riferite al Quaternario raccolgono reperti che ben descrivono i tanti ambienti di tipo continentale che in migliaia di anni hanno caratterizzato il nostro territorio al variare delle condizioni geologiche e climatiche: per lo più resti di grandi vertebrati e fossili riferiti a specie botaniche ci vengono in aiuto nell’identificare i depositi lacustri, fluviali e di grotta depositati nelle diverse fasi glaciali ed interglaciali del Quaternario bergamasco. Di seguito vengono descritte alcune di queste collezioni.

La collezione di Zandobbio raccoglie alcuni gasteropodi e molti mammiferi scoperti in una cava e in alcune grotte situate nel territorio prossimo a questo comune che si trova sulla sinistra orografica del fiume Cherio, in Val Cavallina. 

Tra i mammiferi, abbondanti i fossili del rinoceronte Stephanorhinus kirchbergensis, di Bos primigenius, Ursus spelaeus ed Ursus arctos oltre ai resti di Panthera leo spelaea, volpe e vari generi di ungulati quali cervidi e cinghiali. Gli oltre 800 reperti di questa collezione sono frutto di doni di privati e di campagne di raccolta a cura del Museo.

Neurocranio di Cevalces latifrons

La collezione di Ranica è costituita da oltre 650 reperti prevalentemente rappresentati da resti vegetali e di invertebrati, per lo più costituiti da gasteropodi di acqua dolce, a testimonianza dell’antico lago instauratori circa 1 milione di anni fa nel Pleistocene inferiore. La raccolta, costituita a seguito di campagne di raccolta condotte dal Museo tra la fine degli anni ’80 e ’90, è legata alla località Fornaci di Ranica oggi Geosito con livello di interesse regionale.

Nota particolare sono i resti fossili riferiti al grande cervide estinto Cervalces latifrons acquisiti tra gli anni ’30 e ’60 grazie al dono di due privati. Purtroppo questi resti si riferiscono ad una porzione di palco e ad un neurocranio sprovvisto di palchi. Oggi il sito paleontologico presso Ranica è riconosciuto Geosito con livello di interesse regionale.

La collezione di Valtresa raggruppa un migliaio di resti di Ursus arctos del Pleistocene superiore provenienti dalla Cava Falck nei pressi di Zogno. La datazione al C14 ha evidenziato una data intorno ai 32.000 anni. La raccolta è stata istituita a seguito dello scavo condotto dal Museo nel 1963 dall’allora direttore Antonio Valle. Sono presenti anche resti riferiti ad una Capra sp.

La collezione di Antropologia è iniziata nel 1932 che comprende oltre 1300 reperti umani del Paleolitico superiore riferiti a Homo sapiens sapiens rinvenuti in numerose località del territorio bergamasco come Clanezzo, Zogno, Aviatico, Premolo o Albino a seguito dell’esplorazione di diverse grotte.

Breccia ossifera con resti di Homo sapiens sapiens
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